lunedì 3 novembre 2008

Crisi di gioco. E di nervi

Analizziamo in ordine cronologico. Prima, l’esclusione un po’ misteriosa dallo schieramento di partenza del Taranto anti Crotone di Nordi e Pagliuca, neppure convocati, incuriosisce non poco. Poi, l’armata spenta e insicura, istintiva e apprensiva di Franco Dellisanti inciampa nelle proprie debolezze, s’impantana nella sua manovra slabbrata e disorganica, si incupisce e cede il risultato intero. Affogando, paradossalmente, nel suo momento migliore, o meno oscuro, ma sconfessando le frasi di circostanza dello stratega di San Giorgio. E vanificando anche tutte le lacunose ripartenze (perché è il Crotone cha appalta la gara, che la istruisce, che la conduce: e le parole di Moriero, coach pitagorico sin troppo esigente con i suoi ed eccessivamente comprensivo con l’avversario, non modificano la sostanza delle cose). Infine, dopo il novantesimo, all’interno dello spogliatoio deflagra la delusione, sconfina il nervosismo: e già si narra di tensioni estreme sorte tra parte della squadra e il presidente Blasi. Parecchi, anzi, avrebbero chiesto la rescissione del contratto. Sinonimo di rottura più o meno insanabile. Traduzione: il Taranto è nel vortice di una crisi di gioco, di risultati e di nervi. La prima domenica di novembre, in riva a Mar Piccolo, è la peggiore del campionato: per quello che racconta il campo e per quello che accade al di fuori. Per quanto si intuisce e per quanto sottolinea la classifica, diventata particolarmente severa dopo tre sconfitte di sèguito. Argomentazioni tattiche a parte, sembra che la squadra sia un po’ sfuggita al trainer e che l’involuzione abbia travolto anche la società. Quella stessa società che, inappropriatamente, ha ipervalutato il proprio patrimonio tecnico, rifugiandosi in un avvio di campionato abile nel mascherare certi limiti. Limiti strutturali che resistono e si amplificano. Mentre, lentamente, affiora la verità.