giovedì 27 novembre 2008

Il Gallipoli e gli affanni ritrovati

L’illusione può sgranarsi. Oppure, possono riaffiorare vecchi affanni. Che, magari, sono patrimonio del dna. O, più semplicemente, ci avava trasportato il facile ottimismo. Il fatto è che il Gallipoli versione esterna comincia a somigliare a quello della passata stagione. La squadra di Giannini sembra sempre più quella di Bonetti: bella a prepotente al Bianco, timida e impacciata fuori. Malgrado i segnali confortanti (molto confortanti) della primissima fase del torneo. Ginestra e soci, in trasferta, non vincono da un po’. Talvolta ottengono il punteggio minimo, con qualche rischio e qualche pausa. Ma, come a Benevento, nell’ultimo turno di campionato, inciampano rovinosamente. Guardando l’avversario, quasi senza fiatare. Diranno: può capitare. Aggiungeranno: la flessione è fisiologica. Può darsi. Anche se, tra la tifoseria, serpeggia già qualche inquietante ricordo. Che, pochi mesi addietro, accompagnò il Gallipoli, estromesso dal rush finale. E, peraltro, devitalizzato da un crollo verticale. Cioè totale e parallelo al cambio di panchina. Il dato, però, esiste e spaventa. Tanto da porre la squadra in stretta osservazione: il sette dicembre (arriva il derby di Taranto) e il ventuno dello stesso mese (a Caserta, casa del Real Marcianise, prima della sosta). Due trasferte realmente indicative sul futuro che attende. Futuro che, però, potrà e dovrà nutrirsi dello score di domenica prossima: nel frattempo, in Salento sale il Crotone, cioè la capolista. Seconda contro prima, il menu è ricco. Il Gallipoli, nonostante tutto, avverte un certo languore e anche un’atmosfera complice. Merito di un campionato livellato: e, proprio per questo, meritevole di un passo cadenzato, costante. Dove non c’è spazio per i ricordi e i vecchi affanni.