sabato 31 gennaio 2009

Il Foggia e il suo calcio in equilibrio

Il Foggia e il suo calcio in equilibrio. Equilibrio concettuale: tra la politica del contenimento dei costi (ringiovanimento graduale dell'organico e affidamento tecnico ad un trainer che chiede unicamente di poter lavorare senza eccessivi assilli, anche e soprattutto con materiale umano di prospettiva) e l'esigenza di non voler deludere una tifoseria esigente. Equilibrio cortese: tra la sostanziale obbedienza ai programmi di partenza e la necessità di consolidare l'attuale condizione di discreto privilegio, a ridosso del quartiere dei playoff: che, forse, non entusiasma troppo, ma che neppure deprime tanto. Equilibrio prezioso: di fronte alla prospettiva di tagliare ancora i costi (via Del Core, ad esempio) e alla soddisfazione di cominciare a scoprire i progressi del progetto (Troianiello e qualche altro sono giovani che il tempo e l'impiego costante hanno lasciato e lasceranno emergere). L'equilibrio, però, è sempre esercizio di fatica. Soprattutto se, a lavori in corso, le onde indiscrete della radio del pallone somministrano notizie più o meno attendibili, più o meno affascinanti, più o meno gestibili, più o meno opportune. Come quelle dell'esistenza, più o meno segreta, di un nuovo soggetto interessato all'acquisizione della società. Di un compratore dal cognome persino ingombrante e dal passato calcistico più o meno controverso, più o meno felice, più o meno angustiato. Ma sempre molto chiacchierato, nel bene e nel male. Il cognome di Luciano Gaucci, ad esempio. Che, in Italia,, non è ancora tornato, ma che sta per tornare dall'esilio invidiabile di Santo Domingo. Che può piacere o non piacere. E che, addirittura, può destabilizzare l'equilibrio faticosamente costruito dall'ambiente o la programmazione stessa, a cui occorre un proprio tempo tecnico di gestazione. Magari, però, di vero non c'è niente. Forse, sono soltanto fibrillazioni di metà stagione. Probabilmente, le voci sgorgano nel periodo meno indicato. Sicuramente, tuttavia, se ne parla, più o meno sommessamente. E un motivo, chissà, ci sarà pure. Non ci resta, perciò, che capire quale.