sabato 10 gennaio 2009

Il secondo quadriennio di Vito Tisci

Non c’è più neppure una concorrenza lontana ed eventuale. E, cioè, insignificante. Il secondo mandato è automatico e quasi plebiscitario: Vito Tisci, per altri quattro anni, è il governatore del calcio di Puglia, sponda Dilettanti. Oggi, a Casamassima, l’investitura ufficiale, già prevista a novembre e slittata di due mesi o poco meno. Ufficiale e meritata: senza tornare a spiegare il perché. E senza sottolineare ancora l’urto innovativo della sua prima esperienza. Il nuovo programma del presidente si articola in diversi punti, che toccano argomenti disparati. Tra gli altri, ci piace ricordare l’istituzione del Club Puglia, sul modello del più celebrato Club Italia, per razionalizzare l’attività delle rappresentative di settore (ipotesi stimolante, ancorchè moderna e, se vogliamo, manageriale), il nuovo format del campionato di Eccellenza (a sedici squadre: dovrebbe guadagnarci la qualità complessiva della premier league), la biforcazione della fase regionale della Coppa Italia Dilettanti (da una parte i club di Eccellenza, dall’altra quelli di Promozione: la scelta è saggia e, a questo punto, anche doverosa, perché differenti sono gli interessi specifici), l’istituzione di un referendum sull’utilizzazione più corposa degli under nelle gare ufficiali (ma quelli attualmente a referto appaiono sufficienti: è un’opinione, la nostra) e, infine, un anticipo televisivo nella giornata di sabato ed una diretta televisiva di una delle gare domenicali del campionato di Eccellenza. Iniziativa sicuramente lodevole, sotto il profilo squisitamente pubblicitario. Ma da verificare attentamente: perché la televisione ha già lacerato il calcio dilettantistico, gonfiando l’offerta di quello professionistico. E difficilmente potrà contribuire a rilanciarlo. E poi crediamo ancora che il calcio sia ancora strettamente legato al concetto di tradizione. Senza la quale si perde l’identità. O quei ritagli di identità sopravvissuti. Inseguire il pallone nazionale significa anche rinunciare a qualcos’altro. Per esempio, a certe caratteristiche che, forse, hanno preservato sin qui l’intero movimento dilettantistico. Sicuramente più povero, ma anche più vero.