sabato 17 gennaio 2009

Pastore e le destabilizzazioni occulte

Il Taranto accelera. Perché il mercato, da quelle parti, di gennaio serve a recuperare il tempo perduto. Anzi, a ricostruire un’identità. A riedificare la squadra, svilita dai risultati, dai terremoti interni, dallo scoramento, dalle dissidenze rumorose, dalle rescissioni polemiche. Perché le operazioni di compravendita non devono completare l’organico, come in qualsiasi latitudine calcistica, ma a reinventare una strategia, una stagione. Pagni, nuovo diesse, e poi Spinelli, e poi – ancora – il paulistano Da Silva. E, chissà, pure Lima, brasiliano dai trascorsi importanti. Sembra risvegliarsi, se non altro, l’entusiasmo sopito. Blasi vuole apparire caratterialmente più duttile e ci prova. Riavvicinandosi al Taranto e alla gente che tifa. Allentando le tensioni, recuperando il dialogo, cedendo qualche metro. Rivedendo persino la tabella dei prezzi (sostenuti) dei tagliandi di ingresso alle gare dello Iacovone. Sempre che lo stadio ripara al suo pubblico, prima o poi. E ricucendo il rapporto con qualcuno che avrebbe voluto (o dovuto) salutare prima del tempo. Come Pastore, il capitano privato del posto in squadra per un periodo già lungo. Sembra tutto chiarito: in un colloquio cordiale, assicurano i protagonisti. Dove il giocatore e il presidente si sono chiariti, capiti. E dove, fa sapere Pastore, hanno scoperto di essere stati fuorviati da chi, all’interno, rema nel lato opposto della ciurma. Che, ci sembra di aver capito, naviga ancora nelle acque dei due Mari e che, dunque, è meglio perdere che conservare. Niente nomi: gli osservatori possono solo supporre. Il capitano, però, conosce il responsabile occulto. E, soprattutto, adesso lo conosce anche Blasi. Che può provvedere. Allontanandolo. Anche per convenienza. Ma, soprattutto, per una questione di credibilità.