mercoledì 28 gennaio 2009

L'ultimo passo del Richelieu di provincia

Blasi, presidente umorale, ribadisce che il nuovo (l’ennesimo) capitolo del calcio a Taranto è inaugurato. E che, anzi, i lavori strutturali sono abbondantemente avanzati. Avanzati nella diffidenza della frangia più tosta del tifo: che, più o meno legittimamente, non si fida e continua a contestare. L’atmosfera, però, si è alleggerita: e di questo siamo testimoni. E non solo perché qualche movimento di mercato potrebbe aver rafforzato una squadra che, intanto, a Benevento, nell’ultima manche di campionato, conferma pecche e distonie assortite. Tecnicamente, tatticamente e psicologicamente parlando: giusto per essere chiari. E per non cadere nel tranello del buonismo che accompagna la fine di ogni tempesta. Qualcosa si muove, tuttavia: anche se il club che oggi non ha ancora una sede che e sta cercando di ritagliarsi un futuro credibile (fuori e dentro dal campo) resta un universo a parte nelle cose del pallone. Anche se la gestione di certe situazioni rimane sempre singolare. Anche se lo scirocco, sullo Jonio, soffia regolarmente ed è sempre difficile prevedere cosa trasporti. Anche se, nel cuore del problema, esistono altri cento problemi: tutti irrisolti, o quasi. Eppure, qualcosa si muove. Parlano i piccoli segnali, le magre sensazioni. Ad esempio: da ieri, Vittorio Galigani non è più il direttore generale del Taranto. Dimissioni irrevocabili, si legge nel comunicato ufficiale divulgato all’Ansa. Ottima notizia, che la tifoseria apprezza. La voce, in realtà, circolava da molto. Anzi, tantissimi la aspettavano (ansiosi) da tempo. Sicuramente, di Galigani pochi avvertiranno la mancanza, da ora in poi: esattamente quello che era accaduto, sempre a Taranto, un altro paio di volte, nel passato. E che era accaduto anche altrove: a Cagliari, Perugia, Terni, Avezzano, Trapani e in tanti altri angoli del Paese. A pochi mancherà quell’atteggiamento un po’ così, da Richelieu di provincia. E certi metodi – diciamo così – particolari. Non mancherà all’opinione pubblica. Non mancherà a chi, sul campo, scende ogni domenica. Non mancherà alla stampa. E non mancherà, forse, neppure a Blasi: che, con lui, ha condiviso un cammino sufficientemente lungo. E che, adesso, sembra essere sintonizzato su canali diversi da quelli dell’ex diggì. Anche per la questione-stadio, come si sussurra: una storia che la società (e, soprattutto, Galigani – questa è l’accusa – ha impostato e condotto con diverse imperfezioni, sin dall’inizio). E che, di fatto, priva ancora la gente dello Iacovone: nonostante i famigerati tornelli siano arrivati da qualche settimana e l’intera area dell’antico Salinella sia stata requisita da recinzioni di ogni tipo. Ovviamente inutili: perché le misure di prevenzione allontanano solo chi non ha interesse a incendiare l’ambiente e non respinge, invece, quanti vogliono destabilizzarlo. Il disimpegno (o l’esautoramento camuffato) di Galigani, dunque, è una novità forte: che male non farà. E che potrebbe accelerare quel processo di ariavvicinamento tra Blasi e Taranto. Per questo, oltre che buona, la notizia è strategicamente interessante. E va sottolineata. Proprio nel momento in cui molti staranno festeggiando: persino qualche ex amico della prima e della seconda ora. O qualche datato compagno di viaggio che, nel frattempo, ha scavalcato la barricata. Una barricata sempre molto tenera e molto bassa, a Taranto. Come le probabilità di non rincontrare Galigani: uno che sa riciclarsi puntalmente. Riuscendoci anche bene.