giovedì 6 dicembre 2007

Blasi, disimpegno annunciato

Blasi cede il Taranto: a giugno, o anche prima, se possibile. Il comunicato stampa diffonde la decisione, ampiamente prevista da una sequenza interminabile di dichiarazioni piccate e di accadimenti controversi e persino scabrosi (i recenti incidenti allo Iacovone, per esempio), e certifica il disagio di un uomo nei confronti della città, della politica locale, della tifoseria e della stampa. Attendevamo la notizia ufficiale: adesso c’è. Le motivazioni che la impalcano, onestamente, ci sono e restano. La principale: fare calcio a Taranto è impossibile. Un pensiero che racchiude la pura verità: una verità che lo stesso Blasi, all’inizio dell’avventura, aveva contestato con entusiasmo. Una verità che qualche osservatore attento aveva già sottolineato: appena vent’anni fa. Al di là di quello che potrà accadere, da qui in poi, può dilagare però una sensazione: che Blasi, cioè, abbia utilizzato gli ultimi avvenimenti per prepararsi un disimpegno pianificato. Operazione che, chiariamo, non può eventualmente essere considerata un reato: chiunque ha facoltà di esigerla, quando vuole. Per ragioni strettamente personali. E insindacabili. Blasi sbaglia, tuttavia, quando dichiara di poter (o voler) riportare la squadra dove l’ha presa, in C2, all’ultimo posto in classifica. Così perderebbe un’occasione pregiata: quella di salutare da vincitore.