lunedì 24 dicembre 2007

Calcio e coerenza

E’ la legge dei grandi numeri: quando troppe situazioni delicate viaggiano contemporaneamente, è obbligatorio che almeno una notizia forte sgusci e conforti i pronostici. Prima della pausa, perché proprio la pausa dei campionati è un valore propedeutico a certe risoluzioni, una panchina di Puglia perde il suo proprietario. Parliamo di Novelli e, dunque, del Manfredonia, nuovamente battuto sul campo e ormai sprofondato nel proprio raggruppamento di terza serie (penultimo posto, crisi dichiarata: anzi, confermata). L’interruzione del rapporto di fiducia è una soluzione facilmente prospettata e puntualmente concretizzatasi, in quanto già scritta. Che traduce l’intenzione del club di perseguire tutte le strade possibili per evitare la retrocessione. Ma che, piaccia o non piaccia, svilisce e punisce il progetto dei giovani impalcato dalla società, ovvero dalla parte che ha pianificato l’esonero e che, a suo tempo, ha scelto il nocchiero, fortemente vincolato al progetto stesso. Parlare (e scrivere) è più facile che agire, ne siamo coscienti. E siamo coscienti che la piazza pretende risposte e, quasi sempre, vittime. E che l’ambiente è il vero barometro del calcio, il vero ispiratore di ogni rivoluzione, di ogni strategia. Il controsenso di fondo, comunque, esiste e resiste. E va sottolineato, con onestà intellettuale. Perché – a Manfredonia come altrove - non sarebbe lecito sperare di trascorrere un campionato senza assilli: a queste condizioni (il progetto giovane, appunto) è quasi sempre inevitabile. E assumere decisioni forti (ancorchè scontate) significa tradire un po’ le proprie idee. Anche a costo di apparire autolesionisti. Ma, si sa: la coerenza non può sposarsi con il calcio. Perché la coerenza, negli affari, è cattiva consigliera.