lunedì 4 febbraio 2008

Casarano bollente

Il Salento sembra calcisticamente sempre più caldo e sempre meno tollerante. Scivolano troppi episodi scabrosi, ultimamente. L’ultimo graffio al pallone di Puglia si sarebbe compiuto a Casarano, in coda a novanta minuti indigesti (il pericolante Mesagne raccoglie un punto, inaspettatamente). Roberto Rizzo, allenatore contestato da tempo e già dimissionario, sarebbe stato accerchiato e colpito da alcuni rappresentanti della tifoseria. Notizia, peraltro, rilanciata da alcuni organi di informazione e poi velatamente smentita. Al di là della verità, tuttavia, esiste un disagio di fondo: il disagio tipico di quelle piazze dove il dovere di imporsi partorisce l’attesa. Perché l’attesa tradita genera l’infelicità. E l’infelicità popolare, troppo spesso, accompagna la violenza. Al Casarano, costruito per vincere il campionato di Eccellenza, non bastano gli investimenti generosi. E neppure il blasone del club o dei suoi big (Prisciandaro, Mitri, Andrisani, Luceri, Mortari, Stasi, Rosciglione): qualcuno dei quali ormai al capolinea. Né la manegerialità del suo gruppo dirigente: che, appena una settimana prima, aveva respinto il disimpegno di Rizzo. Il torneo sembra compromesso, anche se l’esperienza consiglia di considerare anche l’ipotesi contraria. Sembra, però, seriamente minacciata l’immagine di una società resuscitata dalle sue stesse ceneri. E confermato un dato: per vincere, anche in Eccellenza, occorre gente di categoria. E un collettivo. La coincidenza di tanti protagonisti di prestigio antico e di presente spento non paga. Il Francavilla (dello scorso torneo e di quello attuale) insegna.