lunedì 18 febbraio 2008

La logica, al di là di Camplone

Non bastavano i dubbi, i timori e le ansie faticosamente assorbite sin qui. Né una formazione di partenza inattesa, da contrapporre all’Ancona del minimo indispensabile: dove non c’è spazio per Doumbia, Fattori e Ceccarelli, tre tra i sedici volti nuovi di gennaio, dirottati in panca o in tribuna. Perché il Martina accusa immediatamente lo svantaggio che segna e instrada il match, su un calcio di punizione legittimo (diffidate dell’opinione contraria). Perché Montresor, tra i pali, non sa accattivarsi la fiducia dei compagni di squadra e della gente (ma era proprio necssario trascurare l’affidabilità di Murroni?). Perché il colpo di testa di Piccolo riesce solo a strisciare la trraversa, sullo zero a uno. Perché, abbastanza velocemente, la squadra si sgretola: cedendo definitivamente entro la fine della prima frazione di gioco. Perché Gambuzza non vede un avversario libero davanti alla porta e lo serve di un assist delicatissimo. Ma il vero problema (abbondantemente previsto e giustamente temuto) è una squadra priva di qualsiasi coordinata: da sistemare, cementare, definire. Lottando contro il tempo: che, effettivamente, non c’è (dieci partite ancora e la regular-season si chiude). E, allora, occorre ragionare partendo da un presupposto amaro: il Martina è già in C2. Necessita prepararsi all’eventualità possibile, possibilissima. E abituarsi all’idea. Quello che arriverà in più, se arriverà, sarà tutto guadagno preziosissimo: o la congiunzione di troppi episodi favorevoli. E’ il discorso più logico che possiamo spendere. E anche il più serio: per non illudere e non illuderci. Piaccia o non piaccia. Con o senza Camplone, tecnico al capolinea. E anche oggettivamente sfibrato da una situazione irreale senza soluzioni visibili.