venerdì 15 febbraio 2008

Martina, agonismo cercasi

Quel che resta del campionato del Martina sarà un cammino di pietra, di sofferenza. Comunque finisca. Era scritto, è inevitabile. Reinventare una squadra è un’operazione troppo ardua: più di quanto la speranza lasci credere. Un’operazione che pretende fiducia e pazienza: e, che, digrigando i denti, può concludersi felicemente. Oppure naufragare. Niente di più e niente di meno che una scommessa. Quella che la tifoseria, probabilmente, non vuole accettare: e che, invece, va incoraggiata. Perché non esiste un’alternativa. A San Benedetto del Tronto arriva la sconfitta (netta, prevedibile) e gocciola la disapprovazione dei supporters, irritati. Ragionando per bene, però, la contestazione è affrettata ed ingrata: se il motore del Martina funzionerà, lo fara più avanti. Pretendere adesso quello che non si può pretendere è iniquo. La delusione popolare, tuttavia, potrebbe aver poggiato le radici (anche) nell’atteggiamento remissivo della squadra di Camplone: e, allora, può essere decodificata e compresa. Non è lecito pretendere dal Martina, ora, manovra e lucidità. Il coraggio, la concentrazione, l’agonismo e il cuore, però, sono dovuti. Da sùbito. Perché la situazione contingente reclama gli attributi. Anche e soprattutto se una squadra è in costruzione.