venerdì 8 febbraio 2008

I numeri della preoccupazione

Il cambio di conduzione tecnica (Pensabene per Novelli, ormai digerito da tempo) e l’irrobustimento dell’elenco dei disponibili (Pisciotta, Filippini, Mandorlini, giusto per aggiungere tre nomi) non modificano ancora il tragitto arduo del Manfredonia. Che perde anche a Legnano: e perde male, rovinosamente. Il fattore-trasferta, anzi, sembra diventato un nemico subdolo e, tra la gente, comincia a muoversi l’idea che – da qui in poi – occorra concentrarsi e puntare sulla sequenza dei confronti da consumare sull’erba artificiale del “Miramare”. Dove, cronologicamente, scenderanno Padova, Pro Sesto, Lecco, Cittadella, Foggia, Pro Patria e Verona. Ovvero, due candidate serie alla promozione (tramite playoff o senza: le padovane), quattro concorrenti dirette alla permanenza (le tre lombarde e il Verona) e la squadra di Galderisi (un derby, ancorchè giovane, è sempre storia a sé). Non propriamente un menu agevole, seppur non proibitivo. Il problema, semmai, è che la squadra, sul proprio campo, ha già lasciato evaporare quattordici punti (quattro sconfitte e due pareggi su dieci match disputati): non pochi. Lamentandosi della propria ingenuità, più volte. Il tempo per riparare, è chiaro, c’è tutto. Ma serviranno quella risolutezza e quella continuità di rendimento che la squadra non ha dimostrato mai: né con Novelli, né con Pensabene. Uno, cioè, che ha impostato il proprio lavoro sulla fase difensiva. I numeri, intanto, dicono che il Manfredonia, dal cambio di panchina in poi, ha incassato quattro gol in tre partite. Qualcosa in meno (ma non troppo) dei precedenti trentuno in diciannove incontri. Abbastanza per non preoccuparsi.