giovedì 14 febbraio 2008

Il Bari scopre il carattere

Settantott’ore bastano per rilanciare il Bari. Che non impara ancora ad apprezzarsi appieno, ma che – almeno – allontana certe ansie. Il successo di Vicenza, ottenuto sabato, aveva saggiamente dimenticato di illudere e, magari, di fuorviare: rivelandosi, tuttavia, più sincero di altri. Perché ieri, sull’erba di casa, l’acuto di Santoruvo (al novantesimo) ha piegato il Piacenza, concorrente diretto dei quartieri bassi della classifica. Due partite, sei punti, più sei dal quart’ultimo gradino: ma, ovviamente, il problema (la salvezza) non è affatto risolto, né gli imprevisti possono definirsi annientati. Mai fidarsi troppo di questo Bari, oltre tutto. A cui, comunque, adesso andrà tributata maggior considerazione: se non altro perché la squadra potrebbe aver acquisito qualche dose del carattere di Antonio Conte, il suo condottiero: che - tra una frase irritante e un atteggiamento censurabile – sarebbe anche riuscito a rianimare (o rimotivare) la truppa. E di questo va dato atto. E merito. Ricomporre il risultato dopo aver sofferto la rimonta (a Vicenza) e aggrapparsi alla vittoria quando il tempo sta scadendo sono episodi che, da una certa angolazione, contano. Che producono morale, che rassodano la mente. Sono segnali: incoraggianti. Che aiutano a pensare positivo e a ricompattare uno spogliatoio che ha vissuto recentemente anche l’avvilimento e un nervosismo acceso. Che aiutano a riacquistare confidenza con il concetto di continuità. Per il momento, occorrerà accontentarsi. Ma, considerata la storia recente, saranno in parecchi a farlo. Purchè la squadra non si adegui: il Bari non può allentare la tensione, perché non possiede i mezzi per sostenersi altrimenti. Non può distrarsi: non è il caso.