venerdì 22 febbraio 2008

Silenzio, il Monopoli si chiude

Il silenzio stampa è l’autorepressione che può corazzare: ma che, talvolta, può deprimere. Ed è soprattutto il termometro del disagio. Ci arrivano in molti: e non è detto che, dopo, rinsaviscano. C’è arrivato anche il Monopoli, che brucia pure le motivazioni spremute dal cambio di panchina. Fermandosi ancora (terza volta consecutiva) nel pieno del torneo e ritrovandosi sul bordo dei playoff. Soltanto poco tempo fa considerati acquisiti. O quasi. Il problema, dunque, è serio, come avevamo prospettato. La squadra si è involuta, dal punto di vista comportamentale. E subisce parecchio, ultimamente. Lasciando trasudare nervosismo e scadimento nelle operazioni di presidio. Accusando cali di concentrazione, di tensione. La proprietà del club, oltre tutto, sembra essersi un po’ arroccata attorno a se stessa e i rapporti con l’esterno non appaiono fluidi. Anche perché circolano voci incontrollate (su presunti problemi di liquidità) che il presidente Ladisa respinge con stizza. Non è il momento migliore, proprio no. Che, però, non può circoscriversi esclusivamente alla lunga lista degli indisponibili. Come coach Trillini fa intendere, catechizzando i suoi uomini in un colloquio privato particolarmente franco: ultimi scampoli di parole prima di un silenzio che appesantisce l’atmosfera.