sabato 16 febbraio 2008

Il Lecce risponde

Corvia, un rinforzo di gennaio, e Abbruscato affondano l’Avellino e riconducono il Lecce sulla scia del Bologna e del Chievo, sgranando quelle esagerate e maligne sensazioni e sanando la condizione di leggero disagio conosciuta a febbraio (quattro punti in tre partite: due giocate in trasferta, però). Riaccompagnando la squadra di sempre: quello dell’enorme potenziale offensivo, della volontà ferrea, dell’essenzialità spendibile sempre e comunque. Quella che, forse, sembra assorbire la stanchezza e patire le critiche. Apparendo talvolta in affanno, in debito di lucidità. Ma possente e fredda. Perché quelle sono le caratteristiche (e le garanzie) del collettivo. Che prevedono tributi di sofferenza (inevitabili per chiunque, tuttavia) e un passo cadenzato nel tempo: che un periodo limitato di minor prolificità non può ragionevolmente scalfire. Che, intanto, viene puntualmente assicurato: malgrado tutto. Il Lecce risponde ancora una volta alle avversità del percorso: sbuffando, ma applicandosi con puntiglio. Il match di oggi, da questo punto di vista, incuriosiva. E il gruppo di Papadopulo, complessivamente, non delude. Consigliando gli osservatori a scommettere sul suo campionato. Un campionato su cui Abbruscato e soci credono fortemente: si vede, si sente. Consapevoli che i destini si compiono tra aprile e maggio. Quando occorrerà esserci: al momento giusto, con il morale migliore, con nervi distesi e autorevolezza. Quando basterà dimostrare di essere agganciati al sogno. Esattamente come adesso.