sabato 23 febbraio 2008

Quattro partite che suggeriscono qualcosa

L’acuto di Lanzafame, a primo tempo in corso, aveva autorizzato il Bari a confidare nel quarto successo di fila. La storia, invece, racconta il contrario e la gente di Conte, a Mantova, raccoglie solo un pareggio: che, intanto, fortifica i progressi individuali e collettivi della squadra nell’ultimo mese, confermandone la tenuta comportamentale e rafforzandone la convinzione. Il punto potrebbe persino (e ingiustamente) afflosciare qualche entusiasmo strappato all’apatia tradizionale dell’intero ambiente, ma va salutato con soddisfazione piena: e non solo per quell’episodio in cui il direttore di gara ha privato Gillet e soci di un penalty apparso consequenziale agli avvenimenti del campo. Anzi, questo Bari sembra che abbia conquistato la mentalità sulla quale fare affidamento: nei momenti migliori e in quelli peggiori del campionato. Impressione che non ci fa scomodare il concetto di miracolo, perché i miracoli non fanno parte del calcio. E, comunque, perché ai miracoli non crediamo. Crediamo, piuttosto, nei risultati: che dicono di un Bari più attento, meglio organizzato, disposto a graffiare e a offendere. Dunque, anche a rischiare. Un Bari che, dicevamo, ha incontrato i progressi dei singoli che l’aiutano ad arrampicarsi in classifica e che ha pure ritrovato certi protagonisti, ultimamnete scomparsi sotto il peso delle pressioni, della critica e delle nostalgie. Non per questo, però, ci abbondoneremo all’errore di ritenere che tutte le distonie sono sconfitte o definitivamente allontanate: ma quattro risultati importanti di sèguito, se non edificano la continuità assoluta, qualcosa suggeriscono.