sabato 16 febbraio 2008

Il derby e le soluzioni estreme

C’è una città (Taranto) che attira tutti i problemi possibili e che si arrovella attorno. C’è uno stadio dimezzato (allo “Iacovone” possono accedervi meno di quattromila persone: ricordate la Legge Pisanu?), lugubre e ferito. C’è una curva (la “Nord”) chiusa d’autorità dalla giustizia sportiva dopo i fatti della gara persa a tavolino contro la Massese. C’è una tifoseria stizzita che deve cambiare settore (dalla curva alla gradinata, oppure alla tribuna) e che, di fatto, non può: perché gli abbonati di curva sono tanti e la capienza ufficiale del resto della struttura non permette di accoglierli tutti. C’è una società avversata dalla piazza che permette il travaso della clientela chiedendo un contributo ulteriore, che si assomma al prezzo dell’abbonamento (di curva) già pagato. Ci sono le forze dell’ordine che proibiscono al Taranto di aggirare l’ostacolo e di consentire l’ingresso ad un numero sempre superiore di tifosi in gradinata. Ovviamente, c’è una gradinata agibile a metà: e la metà non agibile è circoscritta da transenne. E c’è una parte di tifoseria che abbatte le transenne (prima dell’ultimo match, quello di domenica passata) per guadagnare lo spazio proibito. La giostra del disagio gira e non si ferma. Oppure sì: perché interviene l’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive del Viminale. Che vieta al pubblico (a tutto il pubblico: quello abbonato e quello no) il derby con il Martina, prossimo impegno interno della squadra di Cari. Optando per la soluzione più scomoda, più sgradita. Alla società, alla tifoseria, alla città. E anche ai sostenitori avversari. La soluzione più estrema. Forse anche per quella più ingiusta. Ma anche per la più scontata. Esattamente quella che ci attendevamo. Quella che assicurerà un nuovo pacchetto di risentite polemiche. Ormai l’unico carburante sicuro del calcio tra i due Mari.