mercoledì 12 marzo 2008

Designazioni pericolose

Il gesto, ovviamente, è inqualificabile. E allarmante. Un arbitro (il leccese Capilungo) viene seguito (o inseguito) a fine gara, bloccato nella sua auto, a diversi chilometri dallo stadio, e accerchiato. Fuggirà, dopo aver rischiato la propria incolumità. La partità è Manduria-Tricase, la più attesa della giornata. Il campionato è quello di Promozione, girone B. Il risultato, per la cronaca, spegne le speranze degli jonici, nuovamente distanziati dal leader del torneo, il Sogliano. Tra le pieghe della storia c’è la rabbia, parecchie briciole di follia e, soprattutto, premeditazione. E non importa da che parte alberghino le ragioni. E se l’arbitraggio può definirsi soddisfacente oppure no. Dopo, rimangono soprattutto per le preoccupazioni. Per lo spessore simbolico di una vicenda criminale che alimenta la lista degli episodi scabrosi dentro e fuori gli stadi di Puglia. La regione che, in Italia, dopo la Campania, genera il maggior numero di aggressioni e fattacci: un dato che – da tempo - sta giustamente assorbendo le attenzioni di Vito Tisci, presidente regionale della Lega Dilettanti. In un momento storico particolarmente difficile, però, non comprendiamo certe designazioni arbitrali. Perché, ad esempio, il direttore di gara bloccato e accerchiato è leccese. E le due concorrenti dirette del Manduria (cioè Sogliano e Tricase) sono club salentini. Sappiamo benissimo che il territorio di Sogliano e Tricase appartiene federalmente al comitato di Maglie e alla sezione arbitrale di Casarano e che, perciò, un giudice di gara che arriva da Lecce garantisce, a tutti gli effetti, trasparenza e imparzialità. Il problema, però, è spiegarlo alla gente. E non si tratta di dubitare dell’onestà intellettuale di nessuno. No, il problema è il buon senso che evapora. Un caso come questo, piaccia o non piaccia, conduce al sospetto. Erronamente, ma inevitabilmente. Perché la cultura del sospetto, qui e altrove, è profondamente radicata. E, quindi, va ostacolata e combattuta: con pazienza. E, appunto, buon senso. E non con designazioni tecnicamente ineccepibili, ma pericolose. A prescindere dalla prestazione arbitrale. E dal crimine.

A margine. Certe notizie vengono smentite, giorni dopo: dai fatti (i rapporti delle forze dell'ordine e dello stesso direttore di gara). E i toni smorzati: non c'è accerchiamento, non c'è aggressione. Ma solo l'inseguimento e la cattive parole. Meglio così. Le valutazioni di fondo, però, resistono.