mercoledì 12 marzo 2008

Gallipoli, da Bonetti a Patania. Ruvidamente

Sinceramente, da Gallipoli attendevamo decisioni drastiche. E non da ieri. Ma da un paio di settimane. Attendevamo l’esonero (o le dimissioni: è lo stesso) di Dario Bonetti. Il cui feeling con l’ambiente si era infranto da un po’. E non solo con l’ambiente: ma anche con la società. La lite verbale, non troppo lontana, con il diesse Pagni era un segnale, un avertimento: che avevamo raccolto. Poi, al termine della gara disputata (e pareggiata) di fronte all’Ancona sul sintetico di casa (a proposito: il Gallipoli non sa più vincere: esattamente da quando si è candidato ufficialmente alla prima piazza) il trainer bresciano scaglia con stizza un pallone all’interno della curva, rispondendo ai cori di scherno e di insulto. Provocando l’episodio che sancisce la rottura. Ma che, forse, non la determina: a quello, piuttosto, ci pensa il risultato del campo. Comunque, si chiude un ciclo. E se ne apre un altro: quello firmato da Enzo Patania. Un altro carattere, per intenderci, niente male. Un personaggio per nulla più duttile di Bonetti: è bene sottolinearlo. Un altro coach ruvido e un po’ cupo. E mai troppo disposto ad accettare la critica. Quella che Bonetti ha patito, lasciando trasparire un nervosismo sempre crescente. Quel nervosismo che, lentamente, ha contribuito a minare le fondamenta del progetto. Un progetto che, malgrado tutto, sopravvive: ringraziando le disavventure comuni delle aspiranti alla promozione. Un progetto che, da ieri, fa a meno di un tecnico algido e poco amato. Ma anche poco comunicativo: esattamente come il suo successore.