venerdì 28 marzo 2008

Tre sensazioni e una certezza

La prima sensazione è che il pari ricco colto dal Foggia a Cremona, sabato passato, valga più di quanto sia stato valutato. Dall’opinione pubblica e dalla squadra stessa: probabilmente delusi dall’evoluzione di un risultato che, ad un certo punto, sorrideva apertamente. In realtà, la partita e – soprattutto – le pieghe piacevoli della prestazione complessiva (l’autorità nell’approccio al match, la personalità profusa sul campo) inducono a pensare positivo, incoraggiano, irrobustiscono la convinzione, arricchiscono il morale della truppa di Galderisi. La seconda sensazione è che, oggi, il Foggia – psicologicamente sollevato già da un po’ – sia orgogliosamente lucido e rampante. Motivato e fresco. Più del Padova, cioè il concorrente più diretto (e temibile) nella corsa alla quinta poltrona, che assicura il passaporto per l’appendice dei playoff. Molto più del Venezia o del Monza, che seguono con qualche punto di ritardo. E che appaiono affaticate, esitanti, incerte. La terza sensazione è che il Foggia, in silenzio e in serenità, stia seriamente provvedendo alla definizione dell’antico progetto, accantonato per mesi bui. E proprio questa serenità di fondo, insospettabile in un club che vive le atmosfere ostiche di una piazza tradizionalmente esigente, sembra l’ingrediente nuovo e più saporito. Il Foggia, e questa è una certezza, alla B crede più di quanto lasci trasparire. Più di quanto sospettiamo. E, dentro la certezza, il lavoro del tecnico salernitano si vede, si sente, si tocca. Quando il pallone corre, partita dopo partita. E anche all’interno dello spogliatoio. Dove la consapevolezza ha ospitato e sposato l’umiltà.