martedì 8 aprile 2008

Contestazioni e dintorni

Vito Tisci crede in una conduzione moderna della Federcalcio di Puglia, che presiede da ormai tre stagioni. E crede pure alla convenienza della vicinanza fisica al calcio regionale, alle sue società, ai suoi protagonisti. Assicurando, domenica dopo domenica, il suo personale contributo sui campi: senza distinzione di aree geografiche e di categoria. E’ la sua politica. E’ il suo modo di prestare attenzione, di condividere e, certo, anche di monitorare il territorio, le esigenze, le situazioni. Di questo va dato atto. Eppure, sempre più spesso, proprio sui campi, Tisci incontra tensioni, contestazioni. Come domenica passata, a Casarano: non la prima. E, probabilmente, neppure l’ultima. Contestazioni dirette, più che alla persona, alla figura istituzionale. Oppure no. Che, generalmente, fioriscono dal malcontento popolare verso la classe arbitrale: una classe arbitrale che Tisci e la Federcalcio, di fatto, non controllano. Né possono controllare: per definizione. Ma la rabbia e la cattiva conoscenza delle norme accecano sempre e comunque. Il concetto di vicinanza del presidente al calcio giocato, intanto, rischia di provocare paradossalmente uno scollamento sempre più ampio tra la base e il vertice del comitato pugliese. Ovviamente, a Tisci non consiglieremo mai di modificare le linee del percorso, di limitare le apparizioni, di rivedere la propria politica. Ma cominciamo a nutrire il sospetto che sia costretto a frenarsi, a diradare il proprio viaggio attraverso il pallone di Puglia. Violentando la sua stessa testardaggine. E sarebbe una sconfitta: di Tisci, della società, del calcio di casa nostra. Di tutti.