mercoledì 16 aprile 2008

La notte del Gallipoli

Ferito e mortificato. Il Gallipoli, progressivamente, si sfarina. In dirittura d’arrivo. Cala l’intensità, cala l’appetito: i playoff si allontanano, perfidi. Fatica a ritrovarsi, la formazione di Patania. Che, affidandosi ad una ripresa più sensata, lineare e vigorosa, ricuce solo parzialmente lo strappo del primo tempo, condotto con ritmi deboli. Il pareggio che schizza dal match con il Pescara, però, non assolve completamente un protagonista antico del campionato, che lentamente si spegne. Il tecnico, intanto, si arrampica sulle giustificazioni di convenienza (l’assenza della fortuna, però, non c’entra): l’impressione, piuttosto, è che il Gallipoli si sia un po’ consumato. Mentalmente. Tradito dall’insufficiente dimestichezza nella gestione dei momenti che contano e dall’approccio quasi sempre difettoso con le partite in campo avverso. Due elementi che, alla distanza, hanmno privato il collettivo di sicurezza e serenità. Adesso strranieri anche sul sintetico amico, dove una volta si costruiva la casa del sogno. Un sogno allontanatosi improvvisamente: senza chiedere il permesso. Approfittando della cattiva gestione degli ultimi due mesi: in cui la società, la tifoseria e la squadra possiedono qualche fetta di responsabilità. Sin troppo arbitrariamente e frettolosamente addossate a Bonetti.